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Miskatonic University – Il Report

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Locandina Vicenzi + Ceretoli La pioggia severa che ha battuto la mattina non si è arresa ma è mutata in un’infida e appiccicosa pellicola. Passato il ponte sull’Enza la giornata buia e tempestosa si rammollisce, cedendo il passo a un pomeriggio uggioso e pungente. Schivando i figuri che mi guardano procedere a passo d’uomo, parcheggio in via Cecati dove conosco l’ottimo Andrea Gibbo Miskatonic. Il tempo di spiegarmi come le leggende metropolitane apostrofino il luogo di ritrovo più come parcheggio di scambisti che come parcheggio scambiatore e raggiungiamo Carlo (Vicenzi), che ci attendeva insieme alla compagna. L’eroico Carlo, nonostante l’accenno di febbre, ha deciso stoicamente di non disertare l’evento, a cui teneva in particolar modo. Passeggiamo verso il centro discutendo di editoria e parlando alle spalle di alcune pessime esperienze che ci hanno flagellato e fatto crescere. Se siamo qui, invece, oggi, è per far fruttare la fortuna che il lavoro e l’impegno, nostro e di Mauro (Saracino), ci hanno concesso.

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Proprio di questo abbiamo parlato: di come l’entusiasmo del nostro editore sia in netto contrasto con quello di molti altri addetti al settore, che non scommettono nulla e non rischiano nulla. Ci reputiamo molto fortunati.

Una doppia presentazione, come a Torino, alla Fiera del libro, dove parlando del più e del meno, e senza preparare quasi nulla, abbiamo ben impressionato il pubblico e il personale di sala con i nostri spaghetti steampunk.

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La libreria Miskatonic University è un gioiellino. E come tale è intimo e riservato. Andrea e Giulia ci deliziano con un clima tanto familiare da farci immaginare di conoscerli da sempre. Il negozio è minimalista, un ambiente quadrato di cinque passi di lato con una vetrinetta sul borghetto; ci sono il bancone, quindici sedie e una poltrona rossa, soffocati da scaffali fatti di cubi componibili, bianchi e neri. Sui ripiani si affacciano libri di fantascienza e horror: quelli usati sussurrano tutte le fantasie e gli incubi di chi li ha sfogliati; quelli freschi di stampa ammiccano con le copertine di un’epoca dove l’immagine è tutto ma trasudano il sudore e la passione di chi ha trasformato lettere in parole e frasi in emozioni.

Ci ritrovo anche glorie del passato, i librogame di Lupo Solitario ristampati, edizioni economiche delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco che ora sono introvabili, vere perle di Urania ecc ecc. Devo resistere all’impulso di portarmi a casa tutti quei titoli che nelle grandi distribuzioni sono stati soppiantati da Fabio Volo e Barbara d’Urso.

Il tempo di un caffè, della difesa struggente di Carlo al fantasy (argomento di cui parlerei per quarantotto ore filate, se nessuno me lo impedisse) italiano di nicchia e di qualità e si fa l’ora di cominciare.

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Stavolta mi sono preparato tutto: come cominciare, come interagire con Carlo, come lanciare spunti agli intervenuti. Ma sarà una doppia intervista e quindi i miei buoni propositi cedono volentieri il passo al blocchetto di appunti di Andrea, che inizia con me e con Codex Gilgamesh.

Discorriamo della genesi del libro, dei personaggi, di come molte vengono travisate male interpretate, di come i personaggi debbano essere coerenti con il loro ruolo e di come i protagonisti non siano quelli che fanno consumare più inchiostro. E di come i cattivi debbano essere sempre i personaggi migliori.

Un paio di domande e di firme e cedo il posto a Carlo il quale, sebbene sostenga di essere sconclusionato (i fatti sono fatti. La registrazione ne è la prova: chiunque l’abbia vista ha perso il senno. A parte gli scherzi, mi spiace di aver prodotto una performance al di sotto di quello che ho fatto a Torino. Ma purtroppo la febbriciattola fetente mi ha colpito alle spalle facendomi delirare per mezz’ora buona), ci incanta con gli aneddoti sul Palio che ha ispirato Ultima, i personaggi, gli accadimenti (le lotte interne e gli infortuni. Raccontare di corruzione e di gente ferita funziona sempre). È il palio che fa da collante a tutta la narrazione e dona un filo conduttore al suo, solo apparente, divagare. E Ultima, come ogni steampunk che si rispetti, non ci mostra solo di vapore e azione (che sono solo un pretesto) ma ci manda un messaggio che narra di intolleranza e integralismo. Anche per lui un paio di domande e di firme e si è fatta l’ora di cena.

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Dopo una passeggiata nel brioso centro città ci attende la Trattoria Popolare Tabarin e il lettore e cuoco Daniele, che ci delizia con un menù tipico, forte dei sapori della mia terra: tortelli di zucca e tortelli di ricotta e timo, cappelletti in brodo, torta fritta e salume. Come essere a casa, ma tra nuovi amici.
Missione compiuta.

(menzione particolare per il mio autografo su Ultima, con tanto di inflessione dialettale su “Il Gnocco” invece di “Lo Gnocco”. Ma per venire a un mio commento su tutta la serata, presentazione e cena, devo dire di essermi trovato a meraviglia. Sono una persona piuttosto introversa soprattutto per quanto riguarda conoscere gente nuova, ma mi son trovato ad aprirmi davvero come se fossi fra persone che conoscevo da sempre. Spero di tornare presto a Reggio, magari a presentare qualcosa di nuovo. E con frasi di senso compiuto questa volta.)

A cura di Uberto Ceretoli e Carlo Vicenzi

Si ringrazia ancora la Miskatonic University per l’ospitalità e le foto dell’evento

Codex Gilgamesh

Ultima - La Città delle Contrade

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